Un recente studio (ESEMeD) ha evidenziato che in Italia il 10,1% della popolazione soffre di depressione. Ma cosa vuol dire essere depressi? Con il termine depressione si indica una condizione patologica (nota come depresione maggiore o depressione unipolare) in una persona si sente scoraggiata, triste, senza speranza, demotivata, disinteressata alla vita in generale o agli eventi normalmente piacevoli. Il disturbo può esordire a qualsiasi età, ma la frequenza massima si ha tra i 25 e i 45 anni e le donne sono la categoria pià suscettibile a causa della loro predisposizione ormonale. La depressione è una malattia complressa che può avere una componente sociale, psicologica e biologica; a seconda della gravità e dell'intensità dei sintomi è necessario l'intervento farmacologico e/o psicoterapeutico. Solo nei pazienti in cui il pensiero suicida è ricorrente, viene considerato il ricovero al fine di tutelare il paziente stesso. A seconda dell'intensità e gravità dei sintomi, la depressione viene classificata come lieve, moderata o grave. Nel primo caso non è necessario il trattamento farmacologico, ma è sufficiente un supporto psicoterapeutico; per le forme moderate e gravi, nelle quali subentra un'alterazione biologica delle funzioni cerebrali, è necessario intervenire con la psicoterapia ed il trattamento farmacologico.
La psicoterapia rappresenta un potente metodo per la gestione della malattia indipendentemente dall'intensità e gravità dei sintomi. Esistono diverse strategie di supporto psicologico/psicoterapeutico che possono aiutare a superare meglio l'episodio depressivo e a diminuirne la frequenza. La psicoterapia si basa sulla rielaborazione e analisi della causa scatenante; lo psicologo o psichiatra guida il paziente ad analizzare ed esternare le proprie sensazioni, a conoscere meglio il paziente ed analizzare ed esternare le proprie sensazioni, a conoscere meglio il disturbo di cui soffre ed accettarlo come una normale malattia. Fondamentale è che tra lo specialista e il paziente ci sia un rapporto di totale fiducia al fine di interrompere quei circoli viziosi negativi di tipo comportamentale che tendono a consolidare e peggiorare la depressione.
I farmaci antidepressivi hanno il compito di normalizzare l'alterato equilibrio dei neurotrasmettitori che regolano l'umore. Esistono numerose formulazioni e dosaggi che il medico può scegliere in relazione alle caratteristiche del paziente e alla gravità del disturbo. L'azione di questi farmaci è molto lenta, infatti i primi segni di miglioramento si vedono dopo 2-4 settimane di trattamento, mentre per una remissione della malattia è necessario un trattamento di 6-12 settimane. Dopo una prima fase acuta, è necessario continuare il trattamento farmacologico per 4-12 mesi al fine di consolidare gli effetti antidepressivi e prevenire la ricorrenza del disturbo. Se il paziente si presenta asintomatico per un peridoo di 6-8 mesi, il medico può decidere di sospendere la terapia. L'interruzione prevede la riduzione progressiva della dose ogni 10-15 giorni per evitare sia il rimanifestarsi della sintomatologia, sia l'insorgenza di fenomeni da sospensione quali ansia, insonnia, irritabilità, nausea, diarrea, dolori muscolari. A terapia conclusa, è comunque consigliabile continuare le consultazioni con il medico per alcuni mesi, al fine di cogliere tempestivamente i segni dell'eventuale ricorrenza dell'episodio depressivo e agire di conseguenza.